Nicola Dal Falco

Trecento parole per un tipografo

 

Trecento, articoli, preposizioni e avverbi compresi come quando componi a mano, lettera per lettera.
Lo spazio è tempo e qualcuno riesce a farli coincidere. Trecento spartani o trecento parole.
Caro Alessandro hai scelto e in qualche misterioso modo preparato la partenza. A Creta, prima culla della Grecia, ma non basta. Sul tavolo di lavoro avevi iniziato a comporre il canto dell’Odissea in cui il naufrago chiede all’aedo di ricordargli il passato, di riascoltarlo fino alle lacrime.
Da lì, a partire da queste, inizia il νόστος, il ritorno. Parola che contiene il più alto concetto del vivere che è la nostalgia.
A qualche sciocco entusiasta, ai contemporanei illuminati e soprattutto a chi trova sempre un interesse da sposare, il termine nostalgia fa venire l’orticaria.
Nostalgia di cosa? Dell’Amore? Della Bellezza? Della Giustizia? Del Buon Esempio? Del Dono?
Il discorso che avevamo intrapreso sul ritorno seguiva questa mappa.
Avremmo anche dovuto far tappa, insieme, su un monte greco. Oggi, mi sento piacevolmente nostalgico. E mi torna nelle orecchie una certa omerica risata, non nell’estensione, ma nel suo carattere umano e conoscitivo.
Quando ti scappava da ridere dipendeva, almeno con il sottoscritto, dal fatto di aver acchiappato un pensiero e un giudizio. Chiarezza e divertimento: doni democratici. Si ride veramente quando non si ha più paura o bisogno di fingere.
Altrimenti viene fuori solo una smorfia. Ma non basta.
Che sorpresa venire a sapere che avevi, incredibilmente, dimenticato un pennello intriso d’arancio! Non un sole sfacciato, al suo zenith, ma il sole che trovi e che lasci ogni giorno.
Ecco, sono arrivato, in  questo momento, a 265 parole.
Non le userò tutte e trecento, perché non siamo esseri finiti e perché, nella tua tipografia, avevi scritto la parola ζωή, spirito vitale.

Nicola Dal Falco
Lucca 28 agosto 2012

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