Daniela Brunelli
sidvs ivliarivm resvrgit: da motto ad auspicio per la rinascita dell’Arte nera.
Nati sotto il segno di Alessandro Zanella, maestro tipografo
Quando ogni passo viene eseguito con cura e l’allestimento è quello appropriato, quando l’inchiostro tira al punto giusto e la carta umida è pronta ad accogliere il morso del carattere, allora ogni movimento è danza, l’azione della barra sotto lo sforzo trasmette alle mani la percezione del contatto e le quattro zampe artigliate afferrano il terreno, scaricano tutto il peso del metallo in cerca di stabilità. A questo punto il magico stupore che la stampa sa suscitare si ripete a ogni foglio. Sollevando la carta dal carattere si mostra l’impressione del segno, netta e incisa, è un lampo la sua forma nera ancora lucente, e il desiderio è quello di sfiorarla in punta di dita per valutarne al tatto la qualità. Soddisfazione e piacere.
(Alessandro Zanella “Una macchina sensibile”, 2009)
È stato grazie ad Alessandro Zanella se ho appreso, fra il resto, anche l’esistenza del petrolio lampante, quella particolare miscela liquida di idrocarburi che, derivando dal greco Keros, cera, è più usualmente detta kerosene. Un tempo utilizzata nelle lampade per produrre luce, è anche un ottimo solvente in grado di detergere e rendere lucidissimi i metalli dei torchi tipografici. Così è stato per il “nostro” magnifico Albion, fuso dalla Hopkinson & Cope di Londra intorno al 1820, montato pezzo per pezzo da Alessandro nell’atrio della Biblioteca centralizzata Arturo Frinzi dell’Università di Verona. Era il gennaio del 2010 quando lui, con sapiente maestria, ha saputo ricongiungere fra loro tutti gli arti del torchio ed io, con ammirata devozione, ho lucidato quella creatura che andava prendendo forma, assaporando nel contempo l’odore intenso della cera che, espandendosi, ben presto divenne il profumo caratteristico della Biblioteca.
L’arrivo di quel testimone meccanico dell’Arte nera nella biblioteca universitaria, fu anche l’occasione per allestire la mostra della collana sidvs ivliarivm resvrgit, che dal 2003 al 2009, proprio grazie ad Alessandro Zanella, prese forma all’Università di Verona: una collana fra Private press e University Press, nata nel 2002 da un’idea condivisa fra Zanella, Gian Paolo Marchi, all’epoca Preside della Facoltà di Lingue e letterature straniere e Gino Castiglioni, stampatore privatissimo insieme al sodale Alessandro Corubolo e, al tempo, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, che sostenne finanziariamente l’iniziativa1.
Nel gennaio 2010 venne, dunque, inaugurata la mostra degli splendidi saggi tipografici realizzati dagli allievi del corso di laurea in Lingue e Culture per l’Editoria dell’Università di Verona che, nel corso dei sette anni precedenti, ebbero l’opportunità di frequentare gli stage di Composizione e stampa in torchio presso la stamperia di Alessandro Zanella a Santa Lucia ai Monti, Valeggio sul Mincio, in provincia di Verona: un luogo incantevole, nel quale si veniva accolti da Alessandro, dalla moglie Carla e dalle figlie Anita e Francesca, sempre straordinariamente attente ad ogni esigenza degli ospiti, anche se non espressa.
In verità, i ventuno titoli prodotti furono ben più che saggi tipografici, poiché Alessandro seppe generosamente trasmettere alle ragazze e ai ragazzi che frequentarono i suoi stage, non solo le competenze necessarie per realizzare un buon libro tipografico, ma anche la sensibilità, la passione e il rigore che esige l’Arte nera per raggiungere la perfezione armonica, che solo nel manufatto tipografico sappiamo riconoscere; ovvero, quella danza, faticosa e sensuale, che lo stesso Zanella sapeva compiere nella sua bottega e che ha saputo trasmettere ai suoi allievi.
Ventuno titoli, quanti sono gli stage realizzati, che hanno preso forma ciascuno in due fine settimana, durante i quali i giovani allievi si sono cimentati con gli strumenti e la fatica fisica dell’arte della stampa: compositoio, caratteri, spazi, inchiostri, bozze, tiraprove, carte, torchio a mano, ago e filo di cucitura. Il risultato sono ventuno preziosi opuscoli, tirati in ventiquattro esemplari, che hanno arricchito una collana unica nel suo genere.
Il nome, o meglio il motto, scelto per la collana ha espresso l’auspicio che potesse tornare a splendere l’astro tipografico di Bartolomeo Giuliari (1761 – 1842), il quale nel 1795 fondò una “dimestica stamperia” nel Palazzo di famiglia, oggi sede del Rettorato dell’Ateneo veronese. Di fatto, l’antico splendore è risorto nella serie sidvs ivliarivm resvrgit, i cui 21 titoli sono stati stampati con il carattere «Spectrum», tirati con il torchio tipografico «Stanhope» del 1854, con vite e compresso, ciascuno in ventiquattro copie numerate, su carta in tondo «Hahnemuhle» o su carta a tino vergata banca della cartiera «Magnani» di Pescia. Le coperte, in cartoncino colorato con il titolo talvolta direttamente impresso, altre volte stampato su etichetta incollata, sono legate ai fogli interni (mai più di una dozzina) con qualche passaggio di filo. L’architettura generale delle singole edizioni è stata condivisa dai ragazzi sotto la guida del loro Maestro il quale, per passaggi successivi, li ha condotti dalla fase creativa a quella della produzione, assumendo via via le decisioni utili a orchestrare i bianchi e i neri, a marginare la carta, a collocare i testi e le loro traduzioni, quando necessario. Zanella ha insegnato loro ad allenare il cuore, gli occhi e le mani, affinché, come in un canto polifonico, i ragazzi arrivassero a predisporre le forme di stampa, a inchiostrare i caratteri, a governare la barra, a correggere le bozze, a piegare i fogli, tagliarli, collazionarli e infine a cucirli alla coperta per dare vita ad una sidvs.
In questo modo sono stati “messi al mondo” piccoli volumi con testi già editi di autori viventi o di autori classici ai quali si è conferito un abito del tutto originale2. Inoltre, sono stati stampati testi inediti, come Casi (2004) di Mario Luzi (1914 – 2005) che raccoglie, oltre a Una pagina di diario, scritta all’indomani della morte della sorella Rina, la poesia Skyline, scritta nel 1993 durante un soggiorno a New York e del tutto inedita, donata dal poeta stesso ad Alessandro, proprio per la felice occasione. Così fecero anche Franco Loi, che donò sette inediti per Il rosa della rosa (2007), Paolo Valesio, il quale donò dieci liriche inedite per L’araldo impolverato (2007) e Jean-Charles Vegliante, che consentì la pubblicazione di sette poesie inedite per Itinerario Nord e un appunto (2008). Oltre a questi, altri prestigiosissimi autori viventi concessero la pubblicazione delle loro liriche ad Alessandro Zanella e a suoi giovani allievi e autografarono le copie della loro sidvs, conferendo alla collana un plusvalore che non sembra improprio definire “cosmico”.
Nel ricordare in questa sede Alessandro Zanella, per me vivissimo e tutt’ora operoso, come credo per tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di condividere con lui intensi tratti di vita, volutamente ho omesso la straordinaria biografia e la storia della sua formazione alla bottega di Richard-Gabriel Rummonds, che stampò a Verona sotto l’insegna Plain Wrapper Press e del quale Zanella fu socio dal 1976 al 1983, pubblicando sotto la medesima insegna opere di rara bellezza. Bellezza che si ritrova in tutte le produzioni tipografiche di Alessandro Zanella, anche se uscite sotto altre marche tipografiche o editoriali, quali Colophonarte, Cento Amici del Libro o in co-edizione con la Chimerea Officina3.
Nulla dico nemmeno delle pregiatissime edizioni ideate e prodotte da Alessandro: autentiche opere d’arte in forma di libro, che sotto l’insegna Ampersand costituiscono un nutrito catalogo di titoli in cui l’incontro fra arte e poesia, lettura e visione, esperienza tattile e olfattiva, si fanno poetica dello stampatore. Di questo, peraltro, molto efficacemente hanno scritto Beatrice Peria e Arianna Mercanti nel catalogo Stampare ad arte. Alessandro Zanella tipografo ed editore, uscito nel 2009 a cura di Marina Bindella.
Così come – del resto – qui solo accenno a quel filone tutto veronese, rispetto alla tradizione italiana ed anglosassone, delle Private Presses, che tanta importanza ha avuto nella città scaligera dall’Officina Bodoni di Giovanni Mardersteig (1892 – 1977) alle Editiones Dominicae di Franco Riva (1922-1981); dai libri di Renzo Sommaruga (1917-2012), anch’egli di recente scomparso, alla Chimerea Officina di Alessandro Corubolo e Gino Castiglioni, dalla già citata Plain Wrapper Press di Rummonds, all’insegna Belacqua di Jacques Verniére, per limitarci solo al ’900, ben sapendo però che si tratta di una tradizione scaligera risalente a Felice Feliciano (1433 – 1480) e proseguita nei secoli successivi con testimoni di grande prestigio come fu il citato Conte Bartolomeo Giuliari. Brevi note per confermare che, di tutti costoro, Alessandro Zanella può dirsi certamente l’ultimo grande erede, ma egli rappresentò, nel contempo, un caso unico in Italia di private printer, sia per competenze, che per sensibilità artistiche. Reputo che il suo plusvalore fosse la generosità, espressa proprio attraverso la vocazione a trasmettere i saperi del libro e del libro d’arte, in particolare. Oltre alla collaborazione con l’Università di Verona, ne sono, infatti, testimonianza anche i numerosissimi Zerokilowatt: workshops tipografici che Alessandro Zanella offriva a chiunque volesse avvicinarsi alla pratica della tipografia con caratteri di piombo e della stampa eseguita con il torchio a mano; ovvero, a chi volesse sperimentare come “stampare un libro con la sola forza del corpo e della volontà, in assenza d’elettricità” rappresentasse “un gesto poetico” di “caparbia resistenza”. Così ancora oggi e – mi auguro per sempre – si trova scritto nella presentazione dei corsi nel sito della Ampersand.
Quanto in sintesi sopra descritto, motiva anche la preziosa collaborazione offerta da Alessandro Zanella all’Università di Verona che, credo unica nel panorama nazionale, ha potuto offrire ai propri studenti l’opportunità di apprendere l’antico mestiere in cui l’artigiano e l’artista trovano armonica conciliazione. In queste poche righe ho cercato, almeno parzialmente, di esprimere il sentimento di profonda gratitudine per quanto io stessa ho appreso, certa di dare voce al medesimo sentimento provato dai ragazzi e dalle ragazze che hanno avuto l’opportunità di conoscere Alessandro Zanella e di essersi nutriti alla fonte del suo sapere, potendo capire finalmente il significato di parole come passione, rigore, sensibilità, fatica, soddisfazione e piacere.
Di tutte, una: Armonia.
Parole spesso abusate nell’uso quotidiano, ma che Alessandro ci ha fatto comprendere offrendoci in dono la loro felice incarnazione.
Difficile oggi entrare in Biblioteca Frinzi e, imbattendosi negli artigli dell’Albion, non sentirlo presente in ogni angolo, non saperlo appassionato testimone per le giovani generazioni di un’arte tanto anacronistica quanto contemporanea, come solo lui, con la sua mirabile e armoniosa danza, ha saputo rendere vitale.
Di questa preziosa ed esclusiva eredità, spero continueremo a darne adeguata testimonianza.